venerdì 9 marzo 2012

moda

MARTEDÌ, GENNAIO 13, 2009

MODA.....COSTUME

mia mamma con due amiche fine anni 30

intanto il tempo passa


Da piccolina ero una bambina molto curata e ben vestita. I miei Genitori mi trattavano da bambina e non da bambola, niente fiocconi in testa o pizzi e trine, li ringrazio, le scarpine le chiamavano "BèBè" rigorosamente in vernice nera per l'inverno, bianche per la buona stagione, per il mare i classici sandaletti con gli occhi.

 La sarta in casa non mancava: la mia zia Carla. Ben presto presi confidenza con: stoffe, cotoni per cucire o imbastire (fili), strisce di piombini, imbottiture, stecche di balena, spalline, fodere di copertura, fodere di crine, carta velina per modelli, gessetti duri blu e bianchi....aghi e spilli; questi ultimi rapresentavano un incubo. Ai tempi il "mocio" non esisteva, uno spillo o un ago poteva rappresentare un pericolo se si fosse insinuato negli straccioni da strizzare a mani. Ricordo che ci pensò il mio babbo. Attaccò un generoso cordino ad una calamita. La facevamo volteggiare a fior di pavimento...tò...come per incanto i "nemici" venivano catturati all'istante. Scontato scrivere che vi era una nutrita collezione di rivista di moda. Il cambio di stagione allora giungeva puntuale. La zia vestiva pochissime bambine, la priorità era per me. Perciò aggiungeva le riviste esclusive.

Uno sballo. Iniziai ad essere, educatamente, esigente...alla zia piaceva. Dopo i dodici anni esplosi! Dall'America e dalla Francia soffiava un vento nuovo, un vento di Libertà. Cadevano i primi tabù, una ribelle come la sottoscritta non si fece mancare nulla.

L'indimenticato James Dean ci consegnava un capo bisex: i mitici Jeans. I maschietti non da meno furono abbagliati dai giubbetti in pelle di Marlon Brando. Il primo bikini lo indossai a quattordici anni nel 1958, durò poco, la zia mi fece un terzo pezzo a pois....stava nel mezzo. Dalla Francia B.B lusingava con i suoi pantaloncini corti (che io portavo già), i corpetti scollati e variopinti, così come variopinti erano i foulards, usati a mò di copricapo, venivano intrecciati sotto la gola per poi allacciarli dietro alla nuca, gli occhialoni neri....

In itinere fecero capolino le gonne di juta da dipingere a mano,  il babbo da buon artista me ne decorò tre. I vestiti stile impero ampi, taglio sottoil seno e scollatura a barchetta, si allacciavano dall'interno intrecciando due stringhe. Ai piedi? Spardiglie, sandali alla schiava...per poi passare ai miei adorati tacchi a splillo. I capelli una tragedia...Cotonature generose in preparazione dei "funghi atomici". Non esisteva la lacca....mmmmmm succo di limone e zucchero sulle mani e via una carezza rapida. Uscivo conn le amiche pronta per attirare i "mosconi" quelli veri (non i maschietti locali)....a loro venivano in aiuto api e zanzare. Abiti trapezio e generosi colli ad anello.....sopra a quelli che oggi chiamano pantacalze i: fusau.

Giunsero gli anni '70, trionfo di tutto ciò che per i perbenisti rappresentava: SCANDALO. Seno nudi (chi poteva permetterselo), gambe scoperte...toccasana di comodità naturali. Mary Quant e la prima minigonna, collant di nylon, pantaloni a zampa di elefante, ma i jeans resistevano....cari amici di una tanta agoniata emancipazione femminile. Una lunga stagione entusiasmante. Gonne zingaresche, ci fu anche una parentesi di tailleurs e camicette bianche con tanto di jabò. Mica mi dimentico gli amatissimi pigiama palazzo. i pantaloni a vita bassa accompagnati da belle camicette sancrate......

Dopo....una esistenza in tailleurs.....

Via dalla vita lavorativa mi sento più libera....ma ormai il mio corpo ha seguito gli anni. Mi curo, mi vesto a modo mio e sempre secondo i miei gusti e non la moda.

Il massimo dello spartano lo raggiungo durante i lunghi periodi in cui vivo al Giglio. Poca roba, pantaloni alla pescatora, camicioni , canotte, giacca  avento. zoccoli o scarpe sportive....


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