lunedì 14 gennaio 2013

non perdonabile


macigno eterno
articolo 7 della Costituzione


Palmiro Togliatti

La risposta europea, in particolare quella francese, al Vaticano mi procura ancora una certa “invidia” verso quei paesi, fortuna loro, che non ebbero a che fare territorialmente e politicamente con l’amministrazione di quella Chiesa.
Era il 25 Marzo 1947 quando a Montecitorio si svolgeva una seduta per la Costituente.
Quel giorno avrebbero dovuto inserire o meno il Concordato fascista tra lo Stato e la Chiesa firmato nel 1929. Fino alla vigilia tutti contrari tranne i rappresentanti della DC. Pajetta in particolare si rifece persino alla cavurriana frase “ libera Chiesa in libero Stato” (per poi rimangiarsi tutto quanto sostenuto). Persin Togliatti in una seduta svoltasi alcuni giorni prima si era detto contrario, persuaso che un fatto di quel tipo avrebbe tradito lo spirito Laico tanto agognato durante il ventennio alle spalle, se non addirittura proveniente dal Risorgimento.
Quella del 25 Marzo fu una seduta strana. Iniziò con un discorso da parte Socialista decisamente Laico, applaudito fortemente dai comunisti…ma  non da tutti. Quando fu il turno di Togliatti,  il Migliore sbaragliò tutti. Il suo fu un intervento altamente opportunistico lo affrontò con molta maestria diplomatica mascherandolo la decisione con il fatto che i comunisti non conservavano sentimenti avversi  alla religione cattolica. Il discorso di Togliatti si concluse con un parere favorevole all’articolo 7 rimarcando ipocritamente che il voto non era dettato da ragioni elettoralistiche bensì svolto a garantire l’unità morale del popolo italiano. Nell’Assemblea si levarono proteste decise anche da parte DC. Togliatti si era già reso colpevole con il suo  voltafaccia  già dal 21 giugno 1946 a pochi giorni dal risultato Referendario del 2 Giugno.  Giorno in cui fu approvato il progetto per un’Amnistia, una decisione torbida che salvava i fascisti anche più abbietti compresi i criminali di guerra ben conosciuti  divenuti  oggetto di attenzioni e reclutamenti  americani. Si preparava per l’Italia un “pacco” clerical-americano .
Quella di Togliatti, a mio avviso, fu una vigliaccata infame. Ne conseguirono reazioni fin a partire  dall’estate del 1946. Gruppi armati spontanei  tornarono in montagna, sfuggendo ad ogni controllo e assumendo anche aspetti  di banditismo di convenienza. Fenomeni  ancora oggi non compresi  sfruttati come esempio “alibistico” contro  la legittima lotta partigiana.
Tornando alla folle decisione presa da PCI il 25 marzo di sessantadue anni fa è legittimo pensare che Togliatti mirasse alla garanzia di permanenza  nel Governo. De Gasperi fu più astuto di lui, incassò i voti favorevoli e solo due mesi dopo non esitò ad estromettere il PCI.



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