“GOT MIT UNS”
Con questo tipo di motto, qualunque sia l’idioma parlato,
si giustificarono e si giustificano guerre ed eccidi.
Sessantacinque anni fa in una periferia di Roma sulla via Ardeatina, il 24 Marzo 1944 avvenne l’eccidio di 335 ostaggi, deciso dai tedeschi per rappresaglia al seguito dell’attentato di via Rasella, dove morirono 33 soldati appartenenti all’ 11° Compagnia del III° Battaglione delle SS Polizei Regiment Bozen, composto da altoatesini chiamati alle armi dopo l’annessione del Nordest italiano al III° Reich.. Costoro erano gli stessi che operarono in Roma già dall’Ottobre del 1943, resisi anche responsabili del rastrellamento nel Ghetto di Roma avvenuto nello stesso mese. Chiamarli soldati è improprio, poiché quel corpo era costituito da volontari e di fatto erano poliziotti nazisti, avendo loro scelto la polizia piuttosto che l’esercito. Insomma erano squadristi armati fino ai denti che presidiavano tutta la Città. Il loro servizio era ben preciso, dare la caccia ai Partigiani, agli Ebrei, ai renitenti alla leva militare, destinati al lavoro coatto in Germania, agli antifascisti o a alla repressione di atti spontanei da parte dei civili.
L’attentato di via Rasella avvenne nelle prime ore del pomeriggio del 23 Marzo. Nell’immediatezza si reperirono i 335 ostaggi da massacrare in fede alla famigerata legge nazista: “ 10 italiani per ogni tedesco ucciso”.
A Roma fu esteso un coprifuoco totale. Il Ministero della Cultura Popolare incaricato della censura preventiva imposta alla stampa fu emesso all’alba del giorno 24: la popolazione romana poco sapeva . I direttori dei giornali furono invitati soltanto il 25 e i l primo giornale uscì alle ore 12 dello stesso giorno. L’ordine era già stato eseguito abbondantemente il giorno 24.
Semplice ricostruzione per giungere all’anno 1996. Uscirono una serie di articoli su una testata di giornale, di cui era proprietaria la famiglia Berlusconi,conducendo una vera e propria campagna denigratoria e revisionista nei confronti degli autori dell’attentato di via Rasella. In particolare si accanivano contro il Gappista Rosario Bentivegna. La Cassazione lo assolse per ben due volte, concludendo:
“ legittimo atto di guerra, rivolto contro un esercito straniero occupante e diretto a colpire unicamente dei militari". Non si trattava di vecchi militari disarmati. Si trattava di soggetti pienamente atti alle armi, tra i 26 e i 43 anni, dotati di sei bombe e pistole. Non risponde neppure a verità che il battaglione Bozen fosse composto da italiani, in quanto facendo parte dell’esercito poliziesco tedesco i suoi componenti erano sicuramente altoatesini, che avevano optato per la cittadinanza germanica. Falsa la tesi sostenuta dal giornale milanese che erano stati affissi manifesti che invitavano gli attentatori a consegnarsi per evitare rappresaglie. Puntualmente smentita la circostanza che la rappresaglia delle Fosse Ardeatine era cominciata circa 21 ore dopo l’attentato di via Rasella e l’assimilazione di Erich Pribcke e Bentivegna va ritenuta lesiva dell’onorabilità politica e personale dello stesso Bentivegna.
Nell’autunno del 2007 la Corte di Cassazione ha confermato per il quotidiano Il Giornale e per i giornalisti Vittorio Feltri e Francobaldo Chiocchi la condanna in appello al risarcimento danni per diffamazione in favore di Bentivegna.
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