RABAIN
Domani sera ci troveremo in tanti per festeggiare al Nostro Rabain : Fucilato dalla Xa MAS a Cuorgné il 29 Giugno 1944. Rabain è il nome di Battaglia che Ettore Giacoletto classe 1921 si dette quando decise di andare in Montagna con i Partigiani tra le fila della Formazione Matteotti. Ettore fu chiamato in guerra ed arruolato nel I Reggimento Artiglieria Contraerea con destinazione Africa. Accadde che il materiale militare imbarcato preventivamente calò a picco con le navi che li stavano trasportando. Il Ministero della Difesa decise di inviare il Reggimento a cui apparteneva Ettore in Russia assieme ai reparti dell’Armir. La Campagna di Russia fu terribile. I russi non fecero tanta fatica a sopraffare i nostri Soldati, mal armati, mal vestiti e malnutriti. Nell’Esercito Italiano fu il caos. Iniziò una marcia durissima e tragica. Ettore si ritrovò ben presto i piedi semicongelati. Fu aiutato da una vecchia coppia di contadini russi. Soccorso dalla CRI lo rimpatriarono e tornò a Cuorgnè. Arrivò l’8 Settembre, Lui ed altri giovani concittadini scelsero di combattere ancora. Un’altra volta in guerra ma questa volta per essere liberi. Liberarsi non solo dai tedeschi o dai fascisti loro alleati ma soprattutto dalla cultura che fu loro inculcata fin dalla culla. Non conoscevano cosa significava vivere liberi. Cuorgnè cadde sotto il controllo delle SS Italiane che aveva posto la propria sede all’interno della caserma Pinelli. Nel Giugno 1944 le formazioni Partigiane decisero di liberare la Città. L’attacco era stato fissato per il 29 dello stesso mese. Rabain e gli uomini della Matteotti si trovavano in zona Pedaggio. Ci fu uno scontro a fuoco con i marò della Xa MAS appartenenti al Sagittario guidati da Beniamino Fumai, un losco individuo ben conosciuto per la crudeltà. I Partigiani rimasero tutti uccisi, soltanto Ettore rimase ferito, una pallottola gli aveva trapassato il ginocchio, trovò un riparo ma fu scoperto. I decimini lo arrestarono per farlo parlare, a suon di minacce e botte, lui dichiarò di non conoscere la vita borghese dei compagni. Gli promisero la fucilazione. Intanto i marò avevano “reperito” altri due semplici cittadini da fucilare, a titolo gratuito. Rabain fu messo in mezzo a quei due poveracci, si guardava attorno, dava mentalmente addio a luoghi familiari tanto vicini a casa sua, contemporaneamente contava i suoi anni: “22”. Pioveva a dirotto. Il plotone scaricò i colpi dovuti. Ettore non fu colpito, ebbe la prontezza di buttarsi a terra, sentì scivolargli addosso i corpi dei due civili. L’ufficiale si avvicinò per il rito del colpo di grazia. Ettore venne colpito al bacino spaccandogli l’osso sacro, la pallottola proseguendo il suo percorso gli perforò l’intestino. Malgrado il dolore non si mosse: si fece credere morto. Stette nel campo fangoso per ore. I fascisti non se ne andarono, sparavano a mortaio verso la collina. L‘esperienza acquisita durante la guerra permise a Rabain di ragionare sul fatto che allo sparo del mortaio seguiva una grande vampata di luce abbagliante. Mezzo morto riuscì a strusciarsi via proprio durante questi frangenti. Sapeva che nella vicina roggia c’era una casa. Una donna lo aiutò e prontamente avvisò il padre che lo condusse all’ospedale. Finito lo scontro i fascisti tornarono a controllare i documenti sui cadaveri accorgendosi che ne mancava uno. Iniziò la caccia all’uomo. Cuorgnè restò libera solo pochi giorni. Tornati i fascisti Rabain fu individuato in ospedal, lo arrestarono contro il parere dei medici. Lo tradussero in carcere ad Ivrea dove subì cinque interrogatori. Divenne poi oggetto di scambio per la liberazione di militi della Xa. Le sue condizioni restavano pessime, più volte lo portarono sull’orlo della morte. Protetto dai compagni Partigiani riuscì a giungere alla Liberazione. Nel maggio fu nuovamente ricoverato. Ancora un’altra sorpresa. Tra i feriti della Xa c’era un ragazzo di diciassette anni le cui condizioni erano molto gravi, ormai condannato. Per sua ammissione confessò di aver partecipato al plotone di esecuzione del 29 Giugno. Ettore sconvolto placò la sua ira. Non rinunciò a rivolgergli alcune parole:
“ Guarda te mi hai fucilato e io sono qui. Convalescente ma in grado di camminare. Ma tu da lì non ti alzi più. Mi dispiace per te, ma per te è finita”.
Domani sera la storia che coinvolse Ettore ce la faranno rivivere in un Film Documentario, ideazione e regia di Federico Mazzi il cui titolo è:
"RABAIN"
"Avevamo già 22 anni"
Questa mia piccola ricostruzione anticipa la Festa del 25 Aprile
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