domenica 18 marzo 2012

mamma tilde,

DOMENICA, GENNAIO 25, 2009
AUSCHWITZ
27 gennaio 1945
(a tutti i Bambini dell’Olocausto divenuti fumo, a chi tornò a casa, a chi fu salvo causa un atto di Amore)

UNA FAVOLA VERA
“ mamma tilde “
C’era una volta un bambino piccolo piccolo che era nato mentre mamma e papà cercavano di sfuggire ad un Mostro che aveva paura della loro felicità e del sorriso del mondo: il bambino così piccolo veniva chiamato Massimo, perché era il regalo più grande nella tristezza e nella paura di quei giorni in cui anche la speranza pareva essere morta.

I genitori di Massimo erano fuggiti dalla grande città in un piccolo centro e da qui in un paesino sperduto, poi in una casetta nascosta tra i boschi. Ma il Mostro li aveva inseguiti, era potente e aveva tanti servi che cercavano le famiglie felici come quella di Massimo: la trovarono e la portarono via dalla casetta tra gli alberi e la chiusero in una prigione.

Il Mostro voleva quel bambino; pensava di ucciderlo e poi di fare lavorare come schiavi i suoi genitori: non sapeva però che in quella prigione c’era una fata vestita di bianco, buona e coraggiosa che avrebbe voluto strappare quella piccola famiglia dalle mani del mostro, ma riuscì solo a nascondere il bambino tra la biancheria e portarlo via, per darlo ad un’altra mamma.

Non fu facile trovare questa nuova mamma, perché tutte avevano paura del Mostro: provò con le mogli dei ricchi del paese:
“ No, i servi del Mostro vengono sovente qui a cercare il nostro oro,  scoprirebbero questo bambino…”
Provò a casa di medici:
“ Quando hanno bisogno di curarsi vengono da noi e sarebbe rischioso…”
Né lo vollero gli avvocati,gli ingegneri, i commercianti, gli impiegati…neppure gli operai e i contadini. Tutti avevano tanta paura del Mostro e volevano proteggere la loro famiglia.

Allora la fata bianca andò dalla donna più povera del paese: una vedova che aveva tre figli e che faceva i lavori più umili per mantenerli: la straccivendola, la caldarrostaia, la lavandaia e la serva. Quella povera donna si chiamava Tilde, e quando vide quel bambino così piccolo e povero le parve di di vedere il Bambino Gesù del suo Presepio:
“ Si, lo tendo io, in qualche modo provvederò: la mia casa è piccola, ma lui è così minuto che un posto glielo troverò. E un poco di latte e un poco di polenta ci saranno anche per lui “.
Tilde era contenta, perché quel bambino le sorrideva, e la prima parola che disse fu “ Mamma”.

Passarono i giorni e i mesi, finché gli uomini decisero di liberarsi del Mostro, vennero a dare un aiuto ai paesi tormentati…vennero dall’America, dall’Australia e dall’ Africa, tutti insieme lo sconfissero e lo uccisero.

Così tornò la Pace, le gran di prigioni dove erano gli schiavi del mostro furono aperte: i morti erano tanti, erano milioni.

Ma la vera mamma di Massimo era viva, era debole, ammalata, sfinita, ma viva e con il pensiero fisso al suo bambino che chissà dove era finito, chissà se c’era ancora

Appena potè corse a cercarlo, provò nelle case dei ricchi e non lo trovò…finchè qualcuno le disse di provare nella casa della vedova. E lì c’era suo figlio, così cresciuto che non lo riconobbe, ma era lui quel bambino che stava mangiando una fetta di polenta con un po’ di formaggio e la guardava stupito e spaventato. Ma che subito si lasciò abbracciare, baciare e accarezzare, sentì le lacrime di quella donna che piangeva di felicità e di amore.
Il papà di Massimo non tornò: era morto di fatica, di fame e di orrore, ma c’era un bambino con il suo nome e il suo sangue, un bambino senza papà ma con due mamma e  tre nuovi fratelli, mentre intorno fioriva la pace e la primavera si rivestiva di colori e riempiva l’aria di profumi.


L’autore non vuole esser nominato

I fatti si svolgevano tra Torino e Cuorgnè
-       Mamma Tilde si chiamava Clotilde Roda Boggio.
-       Il Bambino Si chiama Massimo Foa, nato nel Novembre 1943.
-       La famiglia Foa era composta da un Nonno, un Papà e una Mamma di età sui venti anni. Benestanti di religione ebraica vivevano a Torino. Amici fascisti cuorgnatesi suggerirono loro di lasciare la città e trasferirsi in Canavese.
-       - La casa nel bosco dove andarono ad abitare si trovava a Canischio un paesello montano. La famigliola fu tradita a suo di migliaia di lire. Fu l’ufficio di polizia della Xmas ad arrestarli. Chi li comandava? Il solito criminale Umberto Bertozzi: tenente.
-       Era il 9 Agosto 1944. Tradotti presso la Caserma Pinelli di Cuognè, passando per le carceri Le Nuove di Torino (dove una Suora prese in carico il piccolo Massimo)…poi Bozano da dove partirono per la destinazione fatale: Auschwitz era la fine di ottobre del 1944. Giunti a destinazione il nonno Donato Foa fu subito spedito alle camere a gas, mamma e papà separati.
-       Il papà Guido Foa morì il 22 Gennaio 1945 durante la marcia forzata per abbandonare il campo.
-       Elena la mamma, passò per quattro campi: Belsen Belsen, Branchweig, Avertersthat e Ravensbùk dovve venne liberata dagli alleati



CUORGNE’ 19 SETTEMBRE 1986

Nella sala del Consiglio Comunale di Cuorgnè si svolgeva la cerimonia della consegna ufficiale della pergamena e di medaglia di:
 “ GIUSTA FRA LE NAZIONI”  e di “ BENEMERITA PER I DIRITTI UMANI “ 
 Mamma Tilde stava molto male, a rappresentarla i due figli, la figlia ed il figlio Massimo Foa.  Tali riconoscimenti furono consegnati dal Console di Israele David Sultan unitamente al nostro Sindaco Trentino Edantippe.


VIALE DEI GIUSTI

Questo Viale contiene la Targa a Mamma Tilde posta direttamente dalle mani di suo Figlio Massimo Foa.

L’ALBERO A RICORDO DI MAMMA TILDE

Venne piantato dal mio carissimo Amico Marco Herman, un ebreo polacco cittadino Israeliano, salvatosi da Auschwitz perché la sua mamma lo lanciò dal camion su cui viaggiavano. Lo salvarono gli Alpini Italiani in ritirata. Uno era grande e grosso quanto piccolino era Marek (14 anni, ma pareva ne avesse 8) lo copri con il suo largo e lacero mantello. Portandolo fino a Bolzano. L’ Alpino si chiamava Giuseppe Ferro di Canischio. Da Bolzano a Cuognè Marco si arrangiò da solo, non conosceva né luoghi né la lingua…eppure giunse. Non basta volle combattere con i Partigiani delle VIa Divisione Giustizia e Libertà. Marco disconosce la Polonia la sua Patria si chiama CUORGNE’ e ISRAELE. Non lo incontro dal 1999, se fossi meno fifona andrei come promesso più volte a trovarlo. Ciao Marco!

LE PAROLE DI MAMMA TILDE

Quando venne a sapere di quei alti riconoscimenti e che per Lei si scomodava un Console di un Paese straniero, più stupita che commossa, disse:

“ ERA UN BAMBINO COME POTEVO ABBANDONARLO “

QUANDO CI FU DA INTITOLARE LA SCUOLA MATERNA DI CUORGNE’

la si chiamò

MAMMA TILDE










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