ALLENAMENTO
PER
MARTEDI'PROSSIMO!
le fole di nonna papera....
A Carrara abitava una famiglia nobile, tutti principi e principesse.
La loro casa era il castello dell'Accademia ,quello con la Ruotona che vi piace tanto.
Vi abitavano babbo mamma e una bellissima bambina moretta e dagli occhi scuri: La Principessa Maria Beatrice.
Pensate che le principesse siano bambine tanto fortunate? Forse, ma non in tutto.
Bea aveva tanti giocattoli un bellissimo giardino, ogni cibo ed ogni prelibatezza era noa sua disposizione. In casa c'erano molti servi, anche una Tata tutta sua a cui voleva tanto bene. Però non aveva la possibilità di andare a scuola come ogni altro bambino,la sua educazione veniva affidata ad un maestro, di cui era l'unica allieva.
Non poteva scegliere le amichette o gli amichetti.
Appena poteva scappava in giardino, saliva su una piccola scaletta in pietra a forma di chiocciola, ancora esistente, vicino al grande sughero. Da lì, sporgendosi dall'alta muraglia che divideva il castello dalla via sottostante poteva scorgere la vita dei cararini. In strada scorgeva tanti bambini e bambine. I loro vestiti non erano belli come i suoi, piuttosto degli straccetti rattoppati, le scarpe sgangherate ... durante l'estate giocavano a piedi nudi.
Bea li guardava incantata, pensava che avrebbe se potuto, fatto a meno dei suoi abiti eleganti e costosi confezionati con seta, pizzi e merletti. Si sentiva sola, avrebbe volentieri regalato ogni sua cosa pur di poter scendere a giocare con monelli e monelle, aveva tanta voglia di imparare la loro lingua. Lei da prima non capiva nulla. Poi con l'aiuto della sua amata Tata, pian piano imparò il Cararino. C'era un bambino, un bel bambino. Quando Bea si affacciava lui le mandava un bel sorriso e un bacio con la mano.
A Bea piaceva tanto quel m'nin
Arrivò l'estate. Era giugno, le vacanze si avvicinavano. Come ogni anno le avrebbe trascorse dai nonni a Fosdinovo.
Prima di partire volle andare ancora una volta a salutare il suo Moretto.
Che delusione lui non c'era!
Non riusciva a scorgere quella testolina riccioluta che tanto le piaceva.
Guardando meglio scorse un bimbetto in tutto e per tutto simile al suo Amico. Non lo aveva mai visto...eppure...
- Ciao Principessa! sono io, non mi riconosci? La mia mamma mi ha mandato a tagliare i capelli. Siamo poveri non possiamo permetterci il barbiere. A me e ai miei fratelli li taglia un amico di famiglia..con il "bruschin".-
Bea, sorridendo, ebbe solo il tempo di dirgli.
-Ciao...vado dai nonni.-
La Tata la stava chiamando, ben 3 carrozze erano pronte per la partenza.
Una conteneva i bauli con le vesti di Bea, un'altra veniva usata per trasportare i giocattoli...l'ultima, comoda e damascata, riservata a Bea e Tata.
Tra i saluti di tutti le carrozze scesero per via Verdi attraversarono via e piazza Alberica, curvarono Fuor di Porta e giù dritti verso il Ponte della Lugnola per poi salire verso Potrignano, La Padula, Linara, Gragnana, Castelpoggio...Al bivio per la Maestà le carrozze presero la sinistra verso Fosdinovo.
I cocchieri conoscevano molto bene la zona ed ogni volta avevano timore per via dei Briganti del Forte Bastione.
Chissà perchè ogni volta che passava la Principessa Bea loro se ne stavano guardinghi all'ombra dei generosi castagni.
All'improvviso Bea gridò:
- Evviva! siamo arrivati!-
Ecco in basso lo stupendo castello di Fosdinovo emergere come d'incanto.
Scendi e sali le carrozze arrivarono al castello. I nonni le andarono incontro commossi. La "piutessa" era finalmente con loro. Bea era ai sette cieli. Fosdinovo per lei rappresentava la libertà.
La piccola aveva il permesso di uscire da sola. Nessuno l'avrebbe molestata o rapita!
Bea scorazzava felice tra i vicoletti del paesello, tutti la conoscevano e la salutavano. Finalmente una vita normale di bambina.Si sentiva molto felice ma una ombra di tristezza velava la sua felicità. Non tutte le Bambine del Castello, in passato erano state felici tra quelle mura. Pensò alla sua antenata Bianca Maria Aloisia prigioniera nel castello per volere dei suoi genitori e dei cattivi consiglieri di corte. Bianca Maria era nata con i capelli bianchi perché era albina, veniva considerata una maledizione, un presagio di future catastrofi ed una vergogna per il casato. Visse prigioniera per tutta la vita, rinchiusa in una stanza ricavata all'interno una piccola torre. Era stata una bambina intelligente e ribelle proprio come Bea.
Ma si sa le malelingue non mancavano, in quell'angolo felice, manco ai tempi di Bea. Mormoravano:
- Quella bambina non deve essere mica la figlia del principe. Mi sa che l'abbiano comperata, forse la mamma non poteva aver figli. Non si è mai visto una principessa così popolana. Sembra la figlia di una serva!-
Una vecchia, considerata la "maga" del paese consigliò:
- C'è un modo per sapere se è veramente una principessa! Andate a cercare la serva che presta servizio come squattera del castello e portatela qui.-
La poverina era una ragazzotta ingenua e si prestò per un "servizio":
- Prendi un scaglietta di marmo piccola e sottile e mettila sotto il materasso di Beatrice. Presta attenzione, non farti scoprire! Facci poi sapere se la bimba si lamenta di non poter prender sonno oppure se la dorme tranquillamente. Se non prenderà sonno vuol dire che è la principessa vera altrimenti....-
La sciocca fece come le era stato ordinato.
A notte fonda tutti i lumi del castello si accesero. Bea piangeva si lamentava non voleva dormire da sola perchè c'è qualcosa nel materasso che le dava noia.
I servi sostituirono il materasso, ne cambiarono ancora un altro, alla fine la pila risultò tanto alta e traballante che ... bum! Bea cascò sul pavimento. Tanta confusione fece scappare la pazienza anche la nonno principe. Il quale la rimproverò sodo dicendole:
- Cara la mia bambina sei ricca ti puoi permettere tutto ciò che vuoi, ma non puoi pretendere che tutti stiano alle tue "mosse". Impara il rispetto per gli altri, accetta anche i disagi.-
Bea capì che il nonno anche se principe era buono non solo con lei ma con tutti e lo abbracciò. Quella notte, prima di riaddormentarsi, Bea ebbe la sensazione che qualcuno le sfiorasse la guancia con una carezza. Pensò a Bianca Maria, era certa che fosse stata lei, da allora non ebbe più paura di nulla.
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