giovedì 8 marzo 2012

ottimismo

LUNEDÌ, 29 DICEMBRE 2008
da non confondersi co l'ottimismo del berlusca
da La Repubblica
29 DICEMBRE2008-12-29
Un articolo di Anais Ginori
Intervista al Filosofo e Sociologo
EDGAR MORIN
“LA CRISI OCCASIONE STRAORDINARIA CI LIBERERA’ DAL PENSIERO UNICO”
Parigi. Questione di punti di vista. I crolli dell’economia  e della finanza per Edgard Morin
 sono una “straordinaria opportunità”. Mentre molti tremano pensando all’anno che ci aspetta, il più grande sociologo francese intravede una “metamorfosi di cui la nostra civiltà ha bisogno oggi più che mai. Ci sono voluti quarantenni per liberarci del pensiero unico. Oggi la crisi può finalmente aprire di nuovo le menti. Si torna alla complessività”.
L’intellettuale, che ha 87 anni continua a scrivere libri ed ad immaginare il futuro, si iscrive di ufficio al partito degli ottimisti. Ma ci arriva a modo suo, senza salti nel vuoto. E’ consapevole delle difficoltà, paventa uno “scenario catastrofico” come possibile conclusione di questo ciclo. Ma si dice convinto che non andrà così.., il nostro mondo potrà accettare la sfida che arriva da questa congiuntura. “C’è anche lo scenario che invece prevede alcune modifiche del nostro sistema, concertate a livello internazionale, e una nuova forma di rilancio dell’ecologia”. Il nuovo disordine mondiale , sarà rigeneratore. E’ dal caos che rinasce la vita. Mi domando se sarebbe potuto diventare Presidente, Obama, senza la crisi morale provocata dalla guerra in Iraq e dalla recessione”.
Cita Friedrich Holderlin  “Laddove cresce il pericolo, cresce anche la salvezza”.
“Abbiamo finalmente l’occasione di ripensare alla nostra civiltà prima che sia troppo tardi. Per troppo tempo abbiamo creduto che o sviluppo tecnologico ed economico sarebbe stato la locomotiva della democrazia e del benessere. Oggi bisogna cambiare l’egemonia della quantità in favore della qualità e di beni immateriali come l’amore e la Felicità. La crisi economica è l’epifenomeno, il sintomo collaterale delle sfide che la nostra civiltà deve affrontare. Bisogna considerare i problemi come un “tutto” e non solo singole emergenze. Ci hanno insegnato a pensare per comportamenti fissi, a seconda delle specializzazioni e così manca un metodo per collegare le diverse conoscenze. Non si possono ad esempio, separare le riforme economiche da quelle sociali. Il nostro futuro si è fermato agli anni sessanta e settanta, con la fine delle ideologie. Non è il momento di tornare a vecchie ortodossie collettive: bisogna anzi avere un “pensiero complesso” capace di trovare soluzioni tagliate su misura all’esperienza dei singoli” Morin prevede la nascita di piccole e nuove utopie. Come il microcredito, il telelavoro, l’esodo da metropoli disumane verso la campagna, l’incremento della coltura biologica, la cura delle persone anziane. In una frase.
“Il ritorno dell’Etica”
La cultura materialista, sentenzia il sociologo, avrà un declino inesorabile. Ci vorranno ancora anni, forse decenni. Ma prima o poi sarà sostituita dalla cultura dell’immateriale.
“ E’ l’unico modo che ci rimane di consentire a tutti di vivere su questa Terra. Stiamo combattendo la battaglia più difficile: quella della sopravvivenza dell’umanità”.
L’anziano pensatore non si cura degli indicatori economici e fa professione di un ostinato ottimismo
“ Impossibile prevedere il nuovo guardando al passato. Un osservatore che fosse capitato sulla Terra quindicimila anni fa non avrebbe potuto immaginare la nostra civiltà industriale. E’ già successo che ciò che era ritenuto improbabile sia diventato realtà. Succederà ancora”.

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